Home Page Scuola Chi sono Contattami
gufo saggio

Manuale operativo di Logistica integrata

3.1- L'Analisi del sistema aziendale

seguimi su facebookraloco verified site

Cos'è la Logistica

Dalla Logistica alla Logistica integrata
La Logistica integrata in azienda
L'analisi del sistema aziendale
La definizione degli obiettivi
La stesura del piano logistico
Gli indici di produttività


Tale processo, noto anche con il nome anglo-sassone di SWOT Analisys, si articola in due parti (vedi figura 1): un’analisi interna (Strenghts/Weakness) ed una esterna (Opportunities/Troubles). È la fase più delicata, in cui a tutta l’azienda è richiesto di collaborare, fornendo agli addetti i dati necessari. La direzione, poi, deve mettere in grado il logista di definire in maniera corretta il posizionamento dell’azienda sul mercato. Nella fase di analisi interna, occorre evidenziare la struttura aziendale ed individuare le regole del suo funzionamento (procedure). Tra le variabili da tenere in considerazione vi sono anche gli indici di solidità patrimoniale e redditività deducibili dall’analisi del bilancio d’esercizio.
Da questa prima analisi è possibile derivare anche la catena del valore, che ci mostra la composizione dei costi (ripartiti per area di competenza) ed il loro rapporto con i ricavi. Ovviamente ogni informazione può divenire punto di forza o di debolezza in base al confronto con gli stessi indici dei principali concorrenti e coi dati medi del mercato di riferimento.
La seconda fase è la più complessa. Dapprima occorre definire l’ambiente di riferimento dell’azienda. L’ambiente significativo per l’impresa, infatti, è molto ampio e comprende forze sia economiche sia sociali. Oltre al settore, od ai settori, economici di riferimento, individuabili attraverso la segmentazione del mercato complessivo, vanno considerati anche quei componenti che, pur essendo esterni al settore, influenzano significativamente l’attività delle imprese che operano nell’ambiente specifico dell’azienda.
Se la struttura industriale condiziona in maniera decisiva la determinazione dei meccanismi concorrenziali e delle alternative strategiche possibili, l’evoluzione di mercati come quelli dei capitali, della manodopera, delle informazioni e dei servizi ha effetti rilevanti su tutti gli altri settori dell’economia. La globalizzazione, infatti, oltre ad alterare significativamente il concetto di segmentazione geografica del mercato, ha creato rapporti sempre più stretti d’interdipendenza tra i vari settori. L’andamento dei mercati finanziari, ad esempio, finisce con l’influenzare la propensione all’investimento delle varie imprese. Un mercato rigido della forza lavoro, d’altra parte, può portare le aziende ad esternalizzare le attività non strategiche ed, a volte, a trasferire all’estero le lavorazioni che richiedono il maggior apporto di manodopera. Questa situazione porta anche alla nascita di imprese che si occupino di svolgere per conto terzi quelle funzioni cui i singoli operatori non reputano più conveniente destinare risorse interne. Se tali fattori influenzano tutte le imprese del settore, le stesse imprese mostrano abilità differenti nel fronteggiare l’impatto di questi componenti.
L’intensità della concorrenza all’interno di un settore, poi, ha radici nella sua struttura economica di base, e va ben oltre il comportamento degli attuali concorrenti. Essa dipende da 5 fattori competitivi fondamentali:
L’effetto congiunto di questi fattori determina il potenziale profitto finale del settore in analisi, dove il profitto potenziale è misurato in termini di remunerazione a lungo termine del capitale investito. Non tutti i settori hanno le stesse potenzialità. Essi differiscono tra loro fondamentalmente nei profitti potenziali in concomitanza con l’intensità delle forze in campo. Occorre allora identificare i principali aspetti strutturali che determinano l’intensità dei fattori competitivi, e quindi il livello di profitto del settore. Ogni impresa, infatti, deve trovare all’interno del proprio settore d’appartenenza una posizione che possa essere facilmente difendibile dalle iniziative della concorrenza o che consenta di influenzarle a proprio vantaggio. Anche se l’effetto congiunto può essere chiaro a tutti i concorrenti, risulta strategico scavare sotto la superficie ed analizzare l’origine di ogni fattore concorrenziale. La conoscenza delle fonti della pressione concorrenziale chiarisce le forze e le debolezze dell’impresa, indirizza il posizionamento all’interno del settore, evidenzia le aree dove i mutamenti strategici possono realizzare i risultati più significativi, fa emergere le tendenze significative di settore in termini di minacce ed opportunità. La comprensione di questi tratti è utile anche per fare emergere aree potenziali di diversificazione, nonostante la nostra attenzione sia concentrata sulla strategia all’interno di un singolo settore. L’analisi della struttura industriale è quindi il riferimento fondamentale della formulazione della strategia aziendale e, di conseguenza, del piano logistico. Una volta definito l’ambiente competitivo, occorre valutarne l’andamento, in modo da poter identificare eventuali minacce ed opportunità che si possano presentare per l’azienda. Ciò richiede l’analisi anche di variabili quali le prospettive sull’andamento dell’economia globale, le politiche governative, il ciclo di vita del prodotto , lo sviluppo tecnologico e le prevedibili modificazioni nelle abitudini degli acquirenti.
Le prospettive di crescita dell’economia e le politiche governative, infatti, influenzano moltissimo la propensione alla spesa degli acquirenti. Se la politica di governo prevede un forte prelievo fiscale sui redditi dei cittadini, la disponibilità di capitali di questi ultimi si ridurrà, e di conseguenza ne risentirà il loro comportamento d’acquisto. Così come l’introduzione di norme di controllo sull’inquinamento o sulla sicurezza sul lavoro possono convogliare su quei settori capitali normalmente destinati ad altri consumi. Una regolamentazione rigida di certi mercati, d’altra parte, può imporre alle aziende che vi operano costi supplementari, che si rifletteranno sui profitti aziendali o sul potere d’acquisto dei consumatori. Le prospettive economiche generali, a loro volta, potranno acutizzare o ridurre tali effetti, a seconda che ci si trovi in una fase di crescita o di depressione. Il ciclo di vita del prodotto può essere riferito:
  • ad un prodotto inteso in senso merceologico, considerato nell’insieme dell’offerta, e quindi dal punto di vista di un’industria;
  • ad un particolare tipo di prodotto;
  • al prodotto di una singola impresa.
Le varie classi di prodotto possono a loro volta essere raggruppate in: prodotti maturi, prodotti intermedi e prodotti avanzati. Questo primo livello di analisi consente alle pubbliche autorità di calibrare gli eventuali interventi di politica industriale volti a far si che l’offerta complessiva del sistema produttivo di un paese sia mantenuta in posizione competitiva nel contesto internazionale. Lo stadio successivo della nostra analisi può riguardare sia una singola sottoclasse di prodotto, sia un particolare sistema produttivo locale. Il terzo livello di analisi del ciclo di vita del prodotto riguarda la gamma della singola impresa e le iniziative che questa può assumere nelle diverse fasi. Quest’ultimo profilo è quello più rilevante per le politiche di marketing a livello aziendale. Se la forma della curva delle vendite del mercato è difficilmente influenzabile, quella della singola impresa può essere controllata da un’efficace azione direttiva dell’azienda. Per poter gestire con successo il ciclo di vita di un prodotto, però, è necessario prevedere l’andamento del ciclo di vita di quel particolare prodotto anche prima della sua introduzione sul mercato e, nel corso di ogni stadio, cercare di prevedere ed anticipare le caratteristiche della politica di marketing che sarà necessario attuare nello stadio successivo. Ciò permette anche di influenzare la durata delle singole fasi. Per esempio, il tempo necessario all’introduzione sul mercato di un determinato prodotto può essere ridotto ampliandone la distribuzione ed incrementando lo sforzo promozionale, ed il ricorso al restyling può consentire di allungare il periodo di maturità del prodotto. Ma è soprattutto nella fase di declino che un’azienda dispone delle maggiori possibilità per gestire il ciclo di vita del proprio prodotto. In questo stadio il management aziendale si trova a dover scegliere tra alcune vie alternative:
  • migliorare il prodotto dal punto di vista funzionale o tentare, in qualche modo, di rivitalizzarlo;
  • assicurarsi che i programmi di produzione e di marketing siano i più efficienti possibili; 
  • ridurre la gamma dei prodotti, eliminando i modelli meno redditizi;
  • esaurire il prodotto, cioè ridurre tutti i costi al loro minimo livello, in modo da aumentare la redditività del prodotto nel tempo di vita restante;
  • abbandonare il prodotto.
Tale ultima alternativa, che va comunque considerata in tutti gli stadi del ciclo di vita di un prodotto, si rende necessaria quando i costi che si devono sostenere per mantenere in assortimento i prodotti poco redditizi diventano eccessivamente gravosi, soprattutto a causa delle perdite di tempo e degli sforzi che vengono dedicati alla cura dei prodotti in crisi. Capire quale sia il momento giusto per abbandonare un prodotto è tanto importante quanto individuare le condizioni giuste per immettere sul mercato nuovi prodotti. Sarebbe, allora, opportuno stabilire delle procedure sistematiche per giudicare, in maniera obiettiva, un prodotto nelle varie fasi del suo ciclo di vita, che consentano di scoprire il momento più opportuno per il suo abbandono. Purtroppo le imprese sono spesso riluttanti a prendere certe decisioni. Un prodotto, poi, non va visto solo nell’ottica fredda della sua funzionalità. Nell’arco della sua vita, infatti, il prodotto di base deve essere continuamente rinnovato, per rispondere alle continua richiesta di novità del mercato. I consumatori, infatti, sono sempre alla ricerca di “qualcosa di nuovo”, anche solo nella confezione. Questo ha indotto molte imprese a sviluppare una strategia di prodotto basata sull’obsolescenza pianificata, il cui obiettivo è quello di pilotare l’eliminazione di un prodotto esistente introducendo sul mercato nuovi prodotti sostitutivi.
L’importanza dello sviluppo tecnologico e delle modifiche nelle abitudini degli acquirenti, invece, varia in base al mercato di riferimento. Mentre per i prodotti avanzati ed intermedi sarà strategico riuscire a stare al passo con i progressi compiuti dalla ricerca, investendo capitali anche per il monitoraggio dei brevetti depositati dagli altri operatori, non limitandosi al solo mercato di riferimento, ma spaziando anche in tutti i settori collaterali, per articoli maturi, quali l’abbigliamento od i generi alimentari, l’attenzione dovrà essere focalizzata sulle abitudini degli acquirenti. Abitudini che sono legate allo stile di vita dei consumatori ed alla moda.
Lo stile di vita è legato alle stesse variabili illustrate per la segmentazione dei mercati, e dipende fortemente dalle politiche governative. In un paese caratterizzato da un forte tasso di analfabetismo, il mercato dei libri è ovviamente un mercato d’elite, se però il governo locale mette in atto una politica di alfabetizzazione della popolazione, le prospettive a medio termine della domanda saranno di forte crescita. La crescita demografica è sia effetto che causa di altri fattori. Il miglioramento delle condizioni di vita consente ai coniugi di mantenere un maggior numero di figli, e questo porta ad un’espansione dei vari mercati ed ad una modifica sostanziale degli stili di vita. Dovendo acquistare un’automobile, a parità di disponibilità economiche, le scelte di un padre di famiglia e di un single saranno tra loro molto diverse: il padre di famiglia prediligerà vetture capienti e con costi di gestione ridotti, mentre il single si orienterà soprattutto verso modelli “d’effetto”. In tale scelta, poi, entra in gioco anche l’influenza che l’ambiente socio-economico esercita sui diversi individui. Tale influenza si concretizza normalmente in fenomeni come quello della moda.

SWOT-AnalisysFigura 1: Schema di SWOT Analisys

La concorrenza tra le imprese di un settore si manifesta attraverso comportamenti competitivi ben noti: manovre sui prezzi; battaglie pubblicitarie; lancio di nuovi prodotti; perfezionamento del livello di servizio e delle garanzie ai clienti.Tali manovre sono dirette a conquistare posizioni di mercato più favorevoli od a difendere quella raggiunta dalle iniziative dei concorrenti. In quasi tutti i segmenti di mercato i competitori hanno tra loro rapporti di reciproca dipendenza, le manovre delle singole imprese incidono sensibilmente sull’equilibrio dell’intero mercato. A causa di ciò, i vari mercati si trovano in situazioni di “disequilibrio stabile”. Anche in mercati caratterizzati da situazioni di concorrenza perfetta, in cui agiscono molte imprese, non ci si può illudere di poter agire senza essere notati. <torna su>
I fornitori possono influenzare l’intensità della concorrenza agendo sui prezzi e/o sulla qualità dei prodotti e sul livello dei servizi. Fornitori che detengano posizioni di forza possono ridurre il tasso di profitto di un settore, se questo è incapace di trasferire gli aumenti di costo subiti sul prezzo dei propri prodotti. I fattori che definiscono il potere contrattuale dei fornitori sono i seguenti: - i fornitori di un determinato prodotto sono pochi; - non esistono prodotti sostitutivi a quelli proposti dal fornitore; - il settore non è un cliente importante per il fornitore; - il prodotto fornito è un input importante per il compratore; - il gruppo dei fornitori ha differenziato i propri prodotti o ha determinato costi di riconversione; - il gruppo di fornitori minaccia di integrarsi verticalmente a valle. Di solito, quando si parla di fornitori ci si riferisce ad imprese, ma anche i lavoratori possono essere considerati come fornitori, per di più se in possesso di alte e/o rare professionalità. I meccanismi che determinano il potere potenziale della forza lavoro intesa come fornitore, sono simili a quelli visti in precedenza. Gli elementi addizionali importanti sono il livello di organizzazione dei lavoratori e la possibilità di aumentare il numero di persone in possesso di professionalità rare. Se i lavoratori sono altamente sindacalizzati, o se la possibilità di allargare la cerchia di persone in possesso di una determinata professionalità è limitata, il potere della forza lavoro è elevato. Il potere contrattuale detenuto dai fornitori varia al variare dei fattori sopra elencati, spesso in modo incontrollabile da parte dei compratori. L’impresa può migliorare la sua situazione per mezzo di strategie appropriate: rafforzando la sua possibilità di integrazione verticale a monte e cercando di ridurre i costi di riconversione.
<torna su>
I clienti costituiscono, a loro volta, una forza concorrenziale. Esercitando pressioni per ottenere diminuzioni di prezzo e migliore qualità del prodotto e del livello del servizio, infatti, mettono le imprese fornitrici l’una contro l’altra, con risvolti negativi sui saggi di profitto. Il potere di ciascun gruppo significativo di acquirenti di un settore dipende da molti fattori, legati alla situazione del mercato ed all’importanza relativa degli acquisti del gruppo sul totale degli acquisti del settore.
L’influenza di un gruppo di acquirenti è alta in presenza delle seguenti circostanze:
  • il gruppo è concentrato o acquista grandi volumi in relazione al giro d’affari del venditore;
  • il volume di acquisti effettuato dal compratore presso il settore rappresenta una frazione importante del totale dei costi o degli acquisti del compratore;
  • il prodotto è standardizzato o indifferenziato;
  • i costi di riconversione sono bassi;
  • esiste la concreta possibilità di attuare un processo d’integrazione verticale a monte da parte degli acquirenti;
  • l’acquirente si trova in una situazione finanziaria difficile;
  • il prodotto acquistato influenza la qualità del prodotto o del servizio del compratore;
  • il compratore ha informazioni dettagliate.
Molte di queste considerazioni sono riferibili sia a consumatori finali sia ad imprese industriali e commerciali.
Quando i fattori descritti subiscono delle variazioni, nel corso del tempo o per le iniziative di un’impresa, il potere degli acquirenti, ovviamente, aumenta o diminuisce. <torna su>

Le forze e le debolezze sono elementi che caratterizzano il profilo delle capacità dell’impresa rispetto ai concorrenti, le sue risorse finanziarie, le competenze tecniche, l’immagine di marca, ecc…  

<torna su>         

Secondo Gianni Lorenzoni, l’impatto dei prodotti sostitutivi può essere visto come l’elasticità globale della domanda del settore”. Tutte le imprese di un mercato, infatti, competono, in senso lato, con i mercati di quei beni o servizi che possono essere sostitutivi dei propri. La presenza di tali beni o servizi limita i potenziali profitti del segmento di riferimento, ponendo limiti ai prezzi che le imprese possono stabilire. Più favorevole è il rapporto prezzo-qualità offerto dal sostituto, maggiore è il vincolo sulla redditività del settore.
L’identificazione dei prodotti sostitutivi non è assolutamente un processo immediato, molte volte le minacce vengono da settori assai lontani da quello di riferimento. Le condizioni che portano alla sostituzione di un prodotto con un altro possono essere di vario tipo:
-    miglioramento delle condizioni economiche della clientela;
-    evoluzione tecnologica;
-    cambiamenti nelle abitudini degli acquirenti,
e possono richiedere tempi anche molto lunghi per manifestarsi.
Negli anni ‘50, ad esempio, i produttori di regoli calcolatori non avrebbero mai pensato che qualche decina d’anni più tardi il loro settore di mercato sarebbe stato letteralmente azzerato dall’avvento della calcolatrice elettronica. Così come i produttori di agende cartacee non hanno saputo percepire la minaccia che l’avvento delle agende elettroniche prima, e dei telefoni cellulari poi, ha costituito per il loro mercato.
In effetti, lo sviluppo tecnologico è attualmente la fonte principale di prodotti sostitutivi a quelli esistenti, e comunque quella da cui è più difficile difendersi.
Se i mutamenti delle condizioni economiche e delle abitudini degli acquirenti possono essere gestiti con appropriate politiche commerciali, l’avvento di prodotti tecnologicamente più evoluti molto spesso porta alla morte del mercato più “arretrato”.
Per contrastare le minacce portate dall’avvento di prodotti sostitutivi, può rendersi necessaria un’azione comune da parte delle imprese del settore. <torna su>
Il processo di restiling comprende una serie di interventi volti a modificare unicamente l'aspetto esteriore di un prodotto; in particolare, modifiche di carrozzeria per la nuova serie di un modello di automobile. <torna su>
Il termine obsolescenza pianificata viene usato per indicare cose molto differenti:
-    l’obsolescenza tecnologica o funzionale;
-    l’obsolescenza ritardata;
-    l’obsolescenza nello stile.
L’obsolescenza tecnologica viene generalmente considerata in senso positivo da un punto di vista economico e sociale, ma comporta investimenti anche rilevanti in ricerca e sviluppo per le imprese. Essa si verifica quando il progresso tecnologico consente di apportare ad un prodotto notevoli miglioramenti, in modo da renderlo più efficiente.
Quando l’utilizzo di tali miglioramenti viene ritardato fino a che non si verifica una flessione della domanda di mercato per gli attuali prodotti dell’azienda, si parla di obsolescenza ritardata.
L’obsolescenza nello stile, invece, si ottiene modificando alcune caratteristiche superficiali del prodotto, in maniera da ottenere un nuovo modello che sia facilmente distinguibile dal precedente. Lo scopo è quello di far si che la gente si senta fuori moda continuando ad usare i vecchi modelli. <torna su>


(C) 2013 Created by Andrea Soldati